Emergenza maltempo ed alluvione Emilia Romagna

𝗟𝗮 𝗩𝗶𝘁𝗮 𝗯𝘂𝘁𝘁𝗮𝘁𝗮 𝘀𝘂𝗹 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗶𝗮𝗽𝗶𝗲𝗱𝗲
𝘥𝘪 𝘔𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘕𝘰𝘥𝘢𝘳𝘪 (𝘝𝘰𝘭𝘰𝘯𝘵𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘚𝘕𝘌)
Tra le molte emergenze a cui ho preso parte, questa è la prima in cui non sono stato il cosiddetto “primo a partire” e avendo visto per una settimana le immagini sul web e sui social, credevo di arrivare preparato.
Credevo.
In realtà la vastità della devastazione che l’acqua ha provocato è disarmante. L’altezza che l’acqua ha raggiunto è difficilmente credibile. I danni che l’acqua ha fatto sono inimmaginabili, entrando nei campi, nei negozi, nelle attività, nelle case. Stuprandole.
Che poi non è acqua. E’ un liquido grigio, marrone, puzza di fogna e di gasolio, è viscida, sa di sporco.
E’ una sostanza che trasforma istantaneamente in rifiuto tutto quello che tocca. E tutto ciò che si possiede, in quanto rifiuto, viene buttato sul marciapiede. Tutto. Mobili, vestiti, elettrodomestici, giocattoli, auto, ricordi. In attesa che la ruspa (o il “ragno”) passi per portarli via per sempre.
Poi “l’acqua” defluisce, si ritira, ma ciò che resta è anche peggio. 20, 30, in alcuni punti 50 centimetri di fango.
Che poi non è fango. E’ una poltiglia grigia, marrone, puzza di fogna e di gasolio, è viscido, fa scivolare più del ghiaccio, si infila ovunque, si appiccica ovunque, non si riesce a spalare perchè rimane attaccato alla pala. Perchè contiene argilla, tanta argilla e l’argilla si appiccica. E secca. Che se serve per fare le maioliche è bello, ma se secca dopo un’alluvione non è più tanto bello.
Perche arrivando il caldo quel “fango” si solidifica ovunque. Diventa cemento.
Che poi non è cemento. E’ grigio, marrone, puzza sempre di fogna e di schifo, è una morsa che imprigiona tutto, dalle case alle strade, dai campi ai frutteti, dove le piante di kiwi, di uva, di ciliegie, emergono strozzate con le foglie che appassiscono come per chiedere aiuto.
Una catastrofe.
E allora noi Volontari della SNE aspiriamo, spaliamo, scaviamo, trasportiamo, asciughiamo, svuotiamo. E lo facciamo con la nostra divisa sporca, ma felici di farlo, perchè poi ci sono LORO.
I romagnoli.
Che popolo, che forza, che attitudine! Gente con una dignità invidiabile, gente che non perde il sorriso nemmeno di fronte a tutto questo. Gente che appena dice una parola con la “zeta” ti diventa subito simpatica.
Come il signor Ivano, che quando gli chiediamo della sua vecchia Fiat 126 ci dice “Ma va là che se non me l’ha portata via nemmeno l’alluvione, è la volta buona che la rimetto a posto per davvero!”
Come il signor Anselmo, appassionato di astronomia che con calma seduto in mezzo alla strada si pulisce tutte le lenti e gli ingranaggi del suo telescopio.
Come il signor Ermes e il signor Valerio del CentroSociale Borgo che ci ospita e che ogni sera ci lavano e asciugano le divise.
Come le ragazze di una palestra, che smettono di pulire con l'idropulitrice i loro attrezzi, per pulire ridendo i nostri stivali.
Come la parola che ci sentiamo dire continuamente ovunque e da chiunque, decine, centinaia di volte al giorno accompagnata da un caffè, un dolcetto, una bottiglia d’acqua, un sorriso; quella parola, quel “#GRAZIE”, ovviamente pronunciato quella “zeta”.
Questo significa essere un Volontario di Protezione Civile, anche avere gli occhi lucidi nello scrivere queste righe, mentre una donna dall’altra parte della strada, nonostante stia buttando la “sua Vita” sul marciapiede, lo fa sorridendo cantando Romagna mia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *